Balbuzie e Cluttering

“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nel quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma allo stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizione e/o prolungamento di un suono, che hanno un carattere di involontarietà” (O.M.S., 1997).

 

La balbuzie è un disturbo multifattoriale. È fondamentale indagare tutti i fattori coinvolti (fisiologici, psicologici e ambientali) per comprendere l’impatto e impostare obiettivi di trattamento basati sulle singole esigenze.

 

La balbuzie è “un’esperienza di vita” (cit. Yaruss). 

La balbuzie esordisce tipicamente nell’infanzia; studi recenti collocano l’esordio approssimativamente intorno ai 32 mesi (Yairi & Ambrose, 2013). Il 68% dei casi esordisce entro i 3 anni, ma il 95% dei bambini con balbuzie manifesta il disturbo entro i 48 mesi (Yairi e Ambrose, 2005). 

 

Questo è un periodo altamente critico per le abilità linguistiche, cognitive e motorie del bambino/a, poiché sono interessate da un rapido processo di maturazione e sviluppo.

 

La balbuzie ha una forte componente ereditaria (Yairi & Ambrose, 2005), che contribuisce a rendere più vulnerabile le strutture nervose centrali deputate alla coordinazione motoria nel meccanismo di articolazione della parola. 

 

L’ambiente familiare in cui il bambino/a cresce e acquisisce il linguaggio ha un ruolo di primaria importanza nello sviluppo del disturbo, poiché è spesso sede di conflittualità comunicativa, affettiva ed educativa.

 

Una caratteristica della balbuzie è la sua costante variabilità. 

A prescindere dalle ipotesi eziologiche, qualsiasi bambino/a che ha cominciato a balbettare ha diritto ad essere valutato e monitorato fino al suo recupero spontaneo o al successo della terapia.

 

La ricerca ha stabilito che la prognosi è tanto migliore quanto è minore l’intervallo temporale che separa l’insorgenza della balbuzie dal primo intervento terapeutico (che può essere eseguito anche in età molto precoce, dai 3 anni di età) aspettare troppo comporta il rischio che la balbuzie si consolidi.

 

La terapia ha come obiettivi quelli di ridurre il numero delle disfluenze emesse (tecniche per costruire la fluenza e per modificare la balbuzie) e parallelamente di eliminare le condotte di evitamento e fuga e i comportamenti secondari associati all’incorrere del momento disfluente.

Lo scopo della terapia è quello di aiutare il bambino/a a trovare un giusto equilibrio tra la sua balbuzie e il suo parlato cercando l’abilità nel comprendere e usare le tecniche di modificazione della fluenza che gli consentiranno di essere un efficace comunicatore. Se la fluenza migliora divenendo più facile naturale in maniera spontanea; migliorerà anche la struttura profonda del/la balbuziente: il suo modo di pensare e i suoi sentimenti (Chmela & Reardon,2001).

 

La terapia della balbuzie è estremamente diversificata a seconda dell’età del bambino/a e può essere diretta (terapia con il bambino/a) o indiretta (terapia con la famiglia) o mista (bambino/a e famiglia) (Parola dopo parola, Perosa e Secondin).

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